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PERCHÉ IL SITO È FINITO NELLA BLACK LIST DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Il depuratore di Cefalù,
una storia lunga 4 anni

Ritardi, ricorsi, controversie, esposti alla magistratura. C’è tutto questo nel caso del depuratore di Cefalù che dovrà essere adeguato con un progetto di ampliamento impelagato ormai da quattro anni in un coacervo di procedure senza fine. L’impianto funziona con una portata che in estate viene maggiorata e con una gestione assicurata finora dal Comune attraverso una ditta locale mentre l’Amap si è fatta da parte malgrado le ordinanze del sindaco che impongono la prosecuzione del servizio siano state confermate anche dal Tar.
E così, in vista della stagione estiva, uno dei principali poli turistici siciliani non sa ancora se l’impianto di Sant'Antonio ampliato e adeguato sarà pronto in tempi brevi.
Il caso esplode in corrispondenza con l’annuncio di una multa di quasi 63 milioni all’Italia per l’inquinamento da acque reflue. I siti fuori norma in Sicilia sono 51 e quello di Cefalù è nel novero di quelli inseriti dalla Commissione europea nella lista nera.
Eppure il progetto per superare i problemi posti dal vecchio impianto esiste ed è arrivato fino alla fase esecutiva. Per la sua realizzazione sono disponibili i 5 milioni e 50 mila euro stanziati dal Cipe nel 2011. Nell’agosto 2012 una conferenza di servizi convocata dal sindaco Rosario Lapunzina ha approvato il progetto preliminare. E a seguire è arrivato anche quello definitivo. L’Urega, l’ufficio regionale per l'espletamento di gare d’appalto di lavori pubblici, ha impiegato due anni per dare via libera alla gara che ha assegnato l'aggiudicazione provvisoria dei lavori all’impresa Calgeco srl di Motta San Giovanni, Reggio Calabria. La base d'asta era di 3,735 milioni di euro per la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori di adeguamento e potenziamento dell’impianto, nonché per la sua gestione d'avvio e l'assistenza tecnica annuale. Sembrava fatta. E invece i tempi si sono allungati per il ricorso presentato dalla società concorrente. Dovrà decidere il Tar ma intanto c’è un problema collaterale, quello della gestione. L’Amap si è fatta da parte e ha lasciato l’impianto, ha denunciato il sindaco sei mesi fa, “in uno stato pietoso con molte apparecchiature guaste e con il processo depurativo compromesso”. Sulla vicenda è stato presentato un esposto alla magistratura.
Ma ci sono stati sversamenti in mare? “Non ci sono stati sversamenti, questo è certo”, assicura il sindaco. “C’è stato un aumento del carico di depurazione in un impianto che dovrà essere adeguato alle esigenze di un polo turistico che in estate registra un gran numero di presenze. Sia chiaro che in tutta questa storia siamo noi e la città a essere fortemente danneggiati”.
10.12.2016

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