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PRESENTATO IL RAPPORTO PRELIMINARE AMBIENTALE

Cefalù, 200 le aree a rischio
Pronta la variante al Prg

Attorno alla Rocca le maggiori criticità
Nel territorio di Cefalù esistono 200 aree a rischio ambientale, soprattutto attorno alla Rocca per il rischio di dissesti che incombe su una fetta significativa del centro abitato. Ma non ci sono emergenze né situazioni di pericolo accentuato. E tuttavia sono necessari alcuni interventi di recupero, consolidamento e valorizzazione del territorio e del patrimonio naturalistico.
Questo dice nelle grandi linee il rapporto preliminare ambientale trasmesso all’assessorato regionale territorio e ambiente per il Vas, ossia il “certificato” di valutazione ambientale strategica che darà via libera alla variante generale del Piano regolatore. Con la trasmissione del documento (la Regione ha 90 giorni di tempo per dare il parere) il procedimento per l’adozione del nuovo strumento urbanistico fa, dopo una lunga pausa, un altro passo avanti. E si tratta di un passaggio molto importante e lungamente atteso.
Il rapporto, trasmesso dal dirigente dell’ufficio tecnico del Comune Ivan Joseph Duca, è il frutto di una elaborazione alla quale hanno dato il loro contributo l’architetto Marcello Panzarella e l’ingegnere Giuseppe Trombino.
Il rapporto – che segnala, va detto subito, varie criticità – integra lo schema di massima della variante, presentato nel 2007, portato alla valutazione del consiglio comunale nel 2009 e approvato dal commissario ad acta il 4 agosto 2010. Il documento scaturisce da una consultazione sia con le autorità ambientali sia con i cittadini. I pareri e le opinioni, sottolineano Duca e i due consulenti, hanno fornito le indicazioni per le scelte di natura ambientale e socio-economica del piano.
Il rapporto individua 201 aree a rischio per le quali viene fatta anche una dettagliata classificazione. Le aree a rischio molto elevato (R4) sono quattro per una superficie complessiva di 1,69 ettari. Sono 47 le aree a rischio elevato (R3) per 5,35 ettari e 51 quelle a rischio medio (R2) per una superficie complessiva di 7,07 ettari. Ci sono poi 99 aree a rischio moderato (R1) per 8,32 ettari.
Nelle zone a rischio più alto ricadono una parte del centro abitato, l’ospedale, l’acquedotto, l’elettrodotto. La viabilità primaria e secondaria, la linea ferroviaria e case sparse sono ricomprese in zone a più ridotta vulnerabilità.
Non sta tanto bene, in termini di criticità, una parte significativa del centro abitato di Cefalù. Sono quattro le zone contigue di “pericolosità molto elevata” determinate da dissesti che interessano il costone della Rocca. Più attenuati ma non trascurabili i rischi per gli edifici del centro abitato ai piedi del costone e per un tratto di viabilità sul ciglio del costone e per la scalinata di accesso alla Rocca. Un’altra zona di pericolosità è individuata lungo la costa (via del Faro).
Lo studio si sofferma poi sulle condizioni ambientali che non segnalano situazioni particolari di inquinamento e di degrado. Qualche problema è stato riscontrato per le acque marine. Più volte la cronaca ha segnalato l’inadeguatezza dell’impianto di depurazione ma, osservano i tecnici, non ci sono elementi per parlare di “pericolosità per la salute umana”. Nessun problema pone poi l’area industriale. Oltre a essere lontana dal centro abitato non ospita attività lavorative inquinanti.
La presenza di piccoli e medi corsi d’acqua costituiscono un fattore di erosione per alcune fasce del territorio. Secondo uno studio geologico, i dissesti di tipo idrogeologico investono il 10 per cento della superficie comunale pari a 6,74 chilometri quadrati.

Il rapporto propone la progettazione di una serie di interventi sostenibili sotto il profilo ambientale che si pongono vari obiettivi generali come la valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale, la conservazione della biodiversità, il contenimento del consumo di suolo, il miglioramento della qualità delle acque superficiali e sotterranee, il contenimento di consumo di risorse non rinnovabili, la valorizzazione del paesaggio rurale, il contenimento dei rifiuti, il miglioramento della qualità dell’aria, riducendo le emissioni inquinanti.
Un piano di monitoraggio ambientale consentirà da un lato un monitoraggio costante del territorio e dall’altro farà parte del normale sistema di pianificazione.
12.09.2012

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