La Questione morale è una questione eminentemente politica, che non ha nulla a che vedere con la rilevanza penale di un comportamento. Se così fosse, sarebbe una questione giudiziaria, ma quest’ultima è competenza di imputati, giudici e avvocati difensori, mentre la Questione Morale riguarda eletti, elettori e qualità di una democrazia.
Facendo un esempio pratico: frequentare affaristi, stringere la mano a mafiosi, passeggiare con essi per le vie di un paese quando magari si è candidati o già eletti a una carica pubblica non ha nulla di penalmente rilevante: si può mettere in galera qualcuno perché, senza violare la legge, ha di questi comportamenti? Ovviamente no. Eppure dal punto di vista politico questo comportamento è moralmente inaccettabile; magari non farà alcun favore né compirà reati contro la pubblica amministrazione durante il suo mandato, ma qual è il messaggio che viene dato ai cittadini perbene?
Qualcosa che non è penalmente rilevante può esserlo politicamente, mentre non vale il contrario: una questione giudiziaria può assumere i contorni della Questione morale quando riguarda uomini delle istituzioni, ma al di là della sentenza di condanna è il comportamento politico in sé che va valutato nella sua interezza. Se è accertato ad esempio che un politico ha fatto favori ai propri amici e dal punto di vista penale ciò era pienamente legittimo, lo si può accettare dal punto di vista politico? Ovviamente no, perché la Questione morale riguarda proprio l’occupazione delle Istituzioni e il mercimonio delle cariche pubbliche, nonché l’uso della propria posizione per favorire se stessi e i propri amici.
Quante volte, al bar o tra amici, si sentono frasi del tipo “la politica è una cosa sporca”, “i politici sono tutti ladri”, “sono tutti uguali” e via discorrendo sulla strada di quella che per anni è stata definita, a volte con semplicistica miopia, “qualunquismo”, “antipolitica”, “demagogia”, e che invece altro non è che la conseguenza diretta degli effetti perversi che la Questione morale produce?
C’è una cultura dietro queste frasi che a ogni scandalo si allarga e si propaga, diffondendo nel cittadino la convinzione a negarsi il proprio diritto, andandolo a cercare sotto forma di favore, pagandolo con il denaro, o peggio ancora, con il voto all’amico dell’amico. Tutto ciò non fa altro che allontanare il cittadino dalle istituzioni, che diventano per lui un nemico, un oppressore, un’associazione a delinquere, le cui leggi sono vissute come ingiustizie a fronte dalla sistematica abitudine all’impunità di cui godono le classi dirigenti (politiche o meno).
Il Pd deve innanzitutto praticare un’intransigente opera di moralizzazione, almeno per la parte che ci riguarda, sapendo bene che è un problema trasversale al sistema politico e burocratico. Dietro ogni azione politica ci dovrà essere una precisa e rigorosa scelta morale in linea con i nostri ideali, valori e principi che non possono esser più svenduti per il facile consenso o, peggio ancora, barattati con candidature o/e accordi con loschi personaggi che, con la facilità con cui si sale e si scende da un autobus, vanno e vengono, entrano ed escono, si accordano e sfuggono solo perché hanno come unica ambizione la propria ambizione o peggio ancora la bramosia di mettere le mani in pasta nel potere e di non lasciarlo più una volta raggiunto.
Perciò, abbiamo apprezzato e sosteniamo i primi passi del segretario Nicola Zingaretti fatti su questo versante, avendo egli chiaro che “Il potere si deve gestire per servire le persone e non deve essere messo al servizio di chi lo gestisce. Non deve essere la magistratura a definire questo confine, ma è la politica rinnovata che bonifica e rende chiaro questa distinzione”, come scritto recentemente su la Repubblica.
Oggi Zingaretti sarà a Castelvetrano, la patria di Messina Denaro, proprio a volere segnare da che parte sta il PD, in linea, peraltro, con quanto affermato dal magistrato Di Matteo qualche giorno fa, il quale ha rimarcato che “Oggi, la commistione fra la questione mafiosa e corruzione è sempre più stretta. … Una ragione in più perché la politica non smetta di tenere i riflettori accesi su queste vicende, come faceva Pio La Torre, il segretario regionale del Partito Comunista ucciso dalla mafia: le sue denunce contro i politici collusi arrivavano ancora prima e a prescindere dalle inchieste della magistratura.”; che ricordiamo a qualche giorno dal prossimo 30 aprile, data nella quale ricorre l'anniversario della sua uccisione e di quella del compagno di partito Rosario Di Salvo.
Dare un senso alla funzione di partito come mezzo di partecipazione e strumento di selezione della classe dirigente in Italia, nel Meridione e ancor di più in Sicilia, tale da far riacquistare l’autenticità e la pienezza della sua autonoma funzione verso la Società e verso le Istituzioni, sarà una delle più grandi sfide che ci attendono.
Nell’intervista a Scalfari, Berlinguer chiuse dicendo: “Un giornalista invitò una volta a turarsi il naso e a votare Dc. Ma non è venuto il momento di cambiare e di costruire una società che non sia un immondezzaio?”.
Non c’è più la Dc ma a leggere la cronaca pare che l’immondezzaio ci sia ancora, anche nelle nostre vicine realtà e per questo crediamo non si debba smettere di costruire gli adeguati anticorpi al malaffare.