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RICORDO DI UNA DONNA "VULCANICA"

Pepita, anima e protagonista
della vita culturale di Cefalù

La Fidapa di Cefalù ha organizzato una serata in onore di Pepita Misuraca, animatrice e personaggio della vita culturale della città. Costituiva il primo di una serie di incontri dedicati a donne "vulcaniche". Il titolo infatti è "Donne sotto il segno del vulcano". Alla serata sono intervenuti, oltre alla presidente della Fidapa Cettina Valenziano, Angela Diana Di Francesca, il figlio di Pepita, Tano Misuraca, e Giuseppe Palmeri, che conosceva personalmente Pepita e ha scritto una sua biografia, pubblicata da Ila Palma.
Dopo le relazioni,in omaggio alla predilezione di Pepita per la musica, ci sono stati due momenti musicali. Nel primo, il musicista José Luis Sottile ha cantato accompagnandosi con la chitarra canzoni argentine, concludendo, con un duetto insieme a Angela Diana Di Francesca, con la canzone Gracias a la vida. Il secondo momento musicale è stato affidato ad Alessandra Cangelosi che col suo flauto ha eseguito pezzi di musica classica. Sulla figura di Pepita Misuraca pubblichiamo un intervento di Angela Diana Di Francesca


di Angela Diana Di Francesca

Tutti la conoscono col nome da sposata: Pepita Misuraca, anche se Pepita di suo aveva un cognome importante: Barbarossa. Era nata a Varazze nel 1901, ma da sempre affascinata dalla Sicilia, legata da un forte sentimento di amore e di “appartenenza” a Cefalù. L’importanza delle iniziative di Pepita Misuraca è data, oltre che dalla sua attenzione assidua e appassionata alle tematiche cittadine, dalla sua capacità di coinvolgere personalità non solo locali ma esterne all’ambiente cefaludese, svincolando Cefalù dall’ambito di un orizzonte limitato, con l’obiettivo di proiettarne sempre più l’immagine a livello internazionale.
Giuseppe Palmeri in una bella biografia ne ha tratteggiato la vita, che fu molto avventurosa e anche romantica. Nella guerra del 1915-18 accettò l’impegno di essere “madrina di guerra”, cioè di svolgere un’opera di solidarietà e di sostegno morale nei confronti dei soldati, corrispondendo con loro e inviando piccoli regali. In quell’occasione il suo “figlioccio” fu il cefaludese Salvatore Misuraca, ufficiale volontario. I due si conobbero di persona, si innamorarono e, finita la guerra, si sposarono. Pepita venne così a vivere a Cefalù.
Nel periodo del fascismo e della conquista dell’Etiopia seguì in Africa il marito nominato commissario del Governo, e dopo la fine dell’avventura coloniale rientrò, nel 1943, in Italia. Nel dopoguerra Pepita abitò tra Palermo e Cefalù occupandosi di attività culturali e frequentando la libreria Flaccovio, dove ebbe modo di conoscere il giovane Leonardo Sciascia, il regista teatrale Accursio Di Leo, lo storico Gaetano Falzone, il regista Pino Mercanti,
A Cefalù svolse un’intensa azione di animatrice culturale negli anni Sessanta e Settanta. Nel 1966 fondò, con Giovanni Agnello di Ramata e il prof. Giovanni Palamara, l’associazione degli Amici della musica (attiva ancora oggi), di cui fu vice-presidente, e che – associata all’Unione Associazioni concertistiche siciliane – diede a Cefalù la possibilità di poter ospitare eventi musicali di alto livello. Si esibirono a Cefalù l’Orchestra Sinfonica Siciliana con Ottavio Ziino, il chitarrista Giuliano Balestra, i pianisti Giuseppe La Licata e Valerj Voskobojnikov, Salvatore Cicero, Eliodoro Sollima, Giovanni Perriera, Angelo Faja ed Enrico Anselmi, i direttori d’orchestra Gaetano Delogu e Giuseppe Giglio.
Nel 1977 fondò il Centro di cultura (che ebbe la sua rivista “Incontri e Iniziative”), a cui diedero il loro contributo oltre che vari cefaludesi attenti alle esigenze culturali (circa 150 soci), il prof. Giusto Monaco, Silvana Brajda, Amedeo Tullio. Merito del Centro fu l’organizzazione di qualificati convegni su tematiche di particolare importanza per Cefalù, con la partecipazione di esperti italiani e stranieri: Vincenzo Tusa, Giovanni Agnello di Ramata, Pasquale Culotta, Henri Bresc, Francesco Giunta, lo storico e critico d’arte Wolfgang Kroenig. A quest’ultimo Pepita sollecitò un intervento sulla necessità dei restauri della Cattedrale, che, insieme all’opera assidua di pressione nei confronti delle autorità politiche, costituì la base per ottenere i primi finanziamenti. Il Centro di cultura fu anche elemento propulsore dell’interesse per l’archeologia a Cefalù. È quello il periodo del ritrovamento di una necropoli ellenistica e dell’impegno di Amedeo Tullio per il recupero dei reperti.

È importante osservare che queste iniziative furono portate avanti da Pepita Misuraca in età matura: un esempio per tutte le donne a non tirarsi indietro, a seguire la loro vocazione senza tener conto dei pregiudizi. Quando la si vedeva nelle varie riunioni e iniziative, sempre, elegante e vivace, nessuno pensava alla sua età ma tutti erano conquistati dal suo dinamismo e dalla sua tenacia.
Forse fu solo una la battaglia per cui non ottenne risultati: quella per l’acquisizione sociale della caserma Botta, per cui aveva realizzato incontri con le forze sociali e gli organismi politici e culturali di Cefalù, e aveva persino contattato l’allora ministro della Difesa, Attilio Ruffini.
Oltre che instancabile animatrice culturale e innamorata del bello, Pepita Misuraca fu scrittrice efficace ed elegante. I suoi libri dovrebbero essere più valorizzati: sono racconti interessanti, scritti in modo moderno, mai retorico, semplice ma intenso.
I titoli dei suoi libri sono: “I Personaggi – racconti brevi”, 1973 (bozzetti su personaggi cefaludesi), “I miei Racconti africani”, 1977 (memorie della sua esperienza in Africa,con prefazione di Folco Quilici), “Quando l’anima sa leggere”, 1982.
Finalmente dopo anni di richieste alle amministrazioni e alla commissioni toponomastiche, le è stata dedicata una strada di Cefalù. Un riconoscimento che Pepita sicuramente merita per il suo amore per Cefalù, per le sue numerose iniziative, per la sua poliedricità.
08.06.2012

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