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SANITÀ

Sì definitivo alla riforma che cambia la geografia sanitaria in Sicilia

Le aziende saranno ridotte a diciassette
L’Assemblea regionale ha dato via libera alla riforma che cambia in modo radicale la geografia della sanità siciliana. I voti favorevoli sono stati 51, contrari 29. Ha votato contro anche il Pd che non ha condiviso lo slittamento a settembre dell'attuazione delle nuove regole. La misura più rigorosa è la riduzione delle aziende sanitarie da 29 a 17. In particolare, saranno nove provinciali, tre di riferimento regionale, due di riferimento nazionale ad alta specializzazione e tre universitarie. Ciascuna azienda sarà articolata in distretti, che saranno in tutto venti: accorperanno alcuni ospedali e saranno guidati da un coordinatore amministrativo e uno sanitario. Cambierà anche il servizio del 118 che sarà gestito da una società a totale partecipazione pubblica. Sarà così liquidata l’esperienza della Sise, la società della Croce Rossa che finora ha gestito il 118. Garantiti i posti di lavoro dei 3.200 dipendenti. Alle quattro centrali operative attualmente in attività a Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta si affiancheranno unità periferiche in ciascuna provincia. Le 220 ambulanze avranno tutte a bordo un medico e un infermiere. Nel triennio successivo all’entrata in vigore della legge sarà vietato impiegare personale in numero superiore a quello utilizzato attualmente. In aula si sono vissuti momenti particolarmente vivaci quando il deputato Giuseppe Limoli del Pdl ha chiesto di votare a scrutinio segreto la sua proposta di istituire un’azienda ospedaliera a Caltagirone. Il presidente Lombardo si è appellato all’aula: “Vi scongiuro: votiamo e dotiamoci di questa legge. Ne va dell’immagine della Sicilia. L’impianto della riforma non va distrutto approvando emendamenti non compatibili con gli obiettivi da raggiungere”. Nel voto finale il Pd si è espresso contro. Ha votato no pur essendo riuscito a fare passare molte proposte tra cui quella del taglio di indennità ai manager incapaci. Il voto contrario deriva dal fatto che non è passato l’emendamento del Pd che avrebbe anticipato di 60 giorni l’applicazione della riforma. Le nuove regole andranno in vigore invece a settembre. “Il motivo che ha spinto governo e maggioranza a fare slittare a settembre l’entrata in vigore della riforma – ha commentato il capogruppo, Antonello Cracolici – è quello di poter sfruttare, in campagna elettorale, la possibilità di assegnare centinaia di poltrone, naturalmente promettendo la stessa poltrona a più persone”.
25.03.2009
Paola Castiglia