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Dalle Madonie all’aula bunker 250 ragazzi: il futuro è nostro

Per difendere il loro futuro offuscato dalla mafia 250 bambini degli oratori parrocchiali di Petralia Sottana, Sclafani Bagni e Bompietro-Locati e i ragazzi della comunità alloggio “Fondazione Regina Elena” di Cefalù hanno sfilato in corteo a Palermo. Con loro genitori, sindaci, parroci e insegnanti. “La Sicilia è nostra e non di Cosa nostra” hanno gridato lungo l’itinerario che porta all’aula bunker intestata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La carovana riflette le riflessioni di papa Francesco sulla “Chiesa in cammino”. Qui, dove è cominciata la vera svolta antimafia dello Stato, i protagonisti trentennali della stagione del maxiprocesso e delle stragi come Leonardo Agueci, Giuseppe Ayala, Vincenzo Terranova e Giovanni Paparcuri, moderati dalla giornalista Elvira Terranova dell’Adnkronos, hanno raccontato ai bambini la violenza, la ferocia dei boss alla sbarra e latitanti, il terrore della gente. Ma anche l’impreparazione dello Stato in quegli anni di sangue, poi la svolta alle indagini impressa dal pool antimafia e dalle forze dell’ordine e il riscatto della società civile. A loro volta hanno appreso dai bambini di oggi qual è la loro idea della mafia, vista con gli occhi di chi ormai anche nei paesi delle aree interne può scegliere di vivere sperando nella libertà. Infine, un simbolico passaggio del testimone dall’antimafia del passato a quella del futuro: giudici, testimoni, sindaci e istituzioni, insegnanti, genitori, parroci e bambini, tutti insieme hanno composto con le tessere il puzzle di una frase emblematica: “Uniti contro la mafia”. Il senso dell’iniziativa è condensato nelle parole di Melissa, 17 anni, di Sclafani Bagni: “Con questa iniziativa noi ragazzi e bambini insieme vogliamo sensibilizzare la società contro questo fenomeno negativo. Vediamo davanti a noi un futuro sicuramente diverso da quello dei giovani degli anni passati, però dobbiamo essere noi bambini e ragazzi, noi che siamo il futuro, a impegnarci a fare sì che non si ritorni al passato”. “Se oggi siamo qui con tutte le parrocchie e gli oratori – ha commentato don Giuseppe Licciardi, vicario generale della Diocesi di Cefalù – vuol dire che la Chiesa ha realizzato il proprio compito, quello di essere parrocchie presenti nel territorio accanto alle persone che vivono problemi di ogni tipo. Il lavoro di ogni giorno negli oratori sulla legalità rappresenta la realizzazione di uno degli obiettivi indicati dal giudice Rosario Livatino: trasformarci da ‘credenti’ a ‘credibili’. Ed è quello che questi bambini oggi dimostrano e ci spingono a fare”. Compatta l’adesione della società civile attorno a questo impegno, condensata dalle parole del sindaco di Petralia Sottana, Pietro Polito: “Ringraziamo i sacerdoti per questa che possiamo definire una ‘folle’ iniziativa, quella di mettere in simbiosi l’impegno quotidiano di istituzioni e famiglie, generazioni del passato e del futuro, attorno alle preziose realtà parrocchiali dei nostri oratori”.
21.01.2023