La bandiera di Gesù Salvatore sventola sul Duomo al centro dei due torrioni. È il segno dell’inizio della festa patronale, una cerimonia suggestiva accompagnata dal suono delle campane della città. È stato il sindaco, come da tradizione, a consegnarla al vescovo. Resterà spiegata per otto giorni fino al 10 agosto. È una cerimonia suggestiva quella della “bannera appizzata” nella quale l’autorità civile e quella religiosa si ritrovano attorno al simbolico drappo che il Comune acquistò il 9 novembre 1931 e fece restaurare nel 1996. Anche se la bandiera è un’opera moderna, la cerimonia richiama un tempo antico. Risale all’epoca di Ruggero quando per otto giorni venivano concessi vari privilegi alla città, tra cui l’esenzione doganale per prodotti e animali. Cefalù diventava un porto salvo per le attività commerciali del tempo. C’è una continuità con quelle storie? Domenico Portera, indimenticabile studioso della storia e del costume di Cefalù, ne era convinto. Nel suo “Cefalù. Memorie storiche” ha scritto: “Il Cristo Pantocratore e della Trasfigurazione del Salvatore è nel cuore dei cefaludesi di ogni epoca, fa parte della storia e della letteratura di quella terra”. Quest’anno, allentata l’emergenza pandemica, il programma della festa è tornato nella sua versione tradizionale nelle due versioni: quella religiosa e quella civile. Entrambe avranno i loro momenti topici il 6 agosto. Il programma civile prevede quel giorno marce sinfoniche e la celebre ‘Ntinna a mare tanto attesa e partecipata. Alle 22 seguirà uno spettacolo musicale con Giuseppe Milici e il suo quartetto che proporranno un tributo a Ennio Morricone. E mezz’ora dopo la mezzanotte lo spettacolo di giochi d’artificio sul lungomare Giardina. Il programma religioso prevede per il 6 agosto due celebrazioni eucaristiche (una la mattina, l’altra nel pomeriggio) e alle 20 la processione del santissimo Salvatore presieduta dal vescovo Giuseppe Marciante che poi rivolgerà il suo discorso alla città.