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Il Grand hotel delle terme rischia di finire all’asta

Gli effetti di una lunga controversia
“I cittadini di Termini Imerese non possono vedersi scippare un simbolo dell’identità storica, artistica e culturale, qual è il Grand Hotel delle Terme”. Il sindaco Maria Terranova apre con un video intervento su Facebook il dossier su uno dei casi più controversi degli ultimi vent’anni. L’albergo è stato pignorato dopo che il Comune è stato condannato a versare una cifra cospicua alla Solfin spa, la società che gestiva la struttura. La sua storia è raccontata dalla stessa Terranova tra i saloni dell’hotel chiuso ormai da molto tempo e riaperto in questa occasione per fare il punto sulla vicenda. Si comincia proprio dalla controversia che finora al Comune è costata la bella cifra di 26 miliardi delle vecchie lire. La Solfin è forte di due sentenze. La prima è stata emessa nel 1999 dalla corte d’appello di Palermo con la quale il Comune viene condannato a pagare 8 miliardi di vecchie lire per l’esecuzione di lavori di manutenzione. La società ha subito attivato un’esecuzione mobiliare ma il giudice dell’esecuzione ha stabilito, ricorda il sindaco nella sua video testimonianza, che il debito non è “certo e determinato”. C’è però una seconda sentenza del tribunale civile di Termini Imerese che nel 2017 ha condannato il Comune a pagare per l’inquinamento dei pozzi termali, 495 mila euro lievitati intanto, per interessi e spese, a circa 900 mila euro. In queste condizioni il prestigioso hotel delle Terme rischia di finire all’asta. È contro questa prospettiva che “con il sindaco e all’amministrazione comunale, faremo tutto il possibile per evitare questo scippo e difendere il patrimonio della nostra città” dice Luigi Sunseri, deputato regionale del movimento Cinque stelle. Sunseri ha anche chiesto un’audizione urgente in Assemblea regionale siciliana per discutere della questione, alla presenza dell’assessore per l’energia, Daniela Baglieri, e del presidente Nello Musumeci. “Si tratta di una vicenda assurda – spiega Sunseri – nella quale non è assolutamente chiaro quale sia il quantum che il Comune di Termini Imerese debba alla Solfin spa. Nel primo giudizio di opposizione, infatti, sono state depositate diverse consulenze tecniche disposte dal giudice. Da una di queste risulta che il Comune non avrebbe alcun debito nei confronti della società, ma vanterebbe, anzi, un credito di 100 mila euro. Nel frattempo la Solfin ha instaurato una procedura esecutiva immobiliare nei confronti dello stesso Comune, che si è opposto. Ebbene, nell’atto di pignoramento la Solfin dichiara di vantare 495 mila euro, che diventano 900 mila con interessi e rivalutazioni, e ulteriori due milioni con atto di intervento: vengono, in tal modo, pignorati i due immobili, il Grand Hotel delle Terme e le terme romane antiche”. Il Comune, nel frattempo, ha contestato il credito non avendo riscosso dalla società tasse e canoni di locazione e ha, dunque, fatto opposizione all’esecuzione del pignoramento. Per Sunseri “non si può in alcun modo pensare, anche solo lontanamente, di privare una città del proprio patrimonio culturale, immobiliare e identitario sulla base di un ‘parrebbe certo’. Un credito o è certo ed esigibile o non lo è”. “Occorre, a questo punto - sottolinea ancora il deputato - che tutti i cittadini termitani si schierino al fianco dell’amministrazione comunale e del suo sindaco, in una battaglia che ha il solo obiettivo di tutelare la città, e per la quale sarebbe fortemente opportuno un intervento del governo regionale per tutelare le acque termali che sgorgano all’interno dell’hotel”.
15.04.2021