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L’uso politico del “Gran Re” e la disputa sulla data di morte

Una ricerca di Vincenzo Garbo presentata al convegno di Cefalù cerca di risolvere, attraverso documenti storici e gli elogi funebri, la disputa sul giorno della morte di Ruggero II: il 27 o il 28 febbraio. Dalle carte emerge anche l’uso politico della sua figura descritta ora come quella di un sovrano costituzionalista ora di un nemico del socialismo. di Vincenzo Garbo Per Cefalù l’anniversario della morte di Ruggero II assume una valenza simbolica altamente significativa poiché la “città ruggeriana”, come comunemente si usa appellare, definizione questa che prescinde dall’importanza che essa ebbe in epoca classica e ancora in età bizantina, nella quale, come sappiamo, era già sede vescovile. Il legame profondo che vi è sempre stato tra Cefalù e il ‘suo Re’ prescinde dal dato storico circa l’esatto giorno della morte del sovrano normanno. Esso è coniugato principalmente a una dimensione affettiva per la quale il ricordo di Ruggero II diviene atto identitario che distingue il ‘nostro’ Re Ruggero dal gran Re che egli fu per il suo regno e la sua epoca. […] Appare necessario stabilire se la data scelta dai cefaludesi (il 28 o più probabilmente, come vedremo, il 27) sia soltanto frutto di una tradizione tendente a rimarcare il senso identitario del popolo cefaludese o se essa possa avere qualche fondamento storico. Non sono molte le testimonianze che abbiamo circa la prassi di commemorare, presso la Basilica Cattedrale, la memoria di Ruggero II attraverso una messa e la recita di una orazione funebre a cura di un quaresimalista. La più antica che, al momento, è stata possibile rintracciare è quella tenuta in cattedrale il 27 febbraio 1722 da fr. Onofrio di san Gasparo Carmelitano Scalzo nel corso del Quaresimale di quell’anno. Eccone il titolo: “La fama oratrice nel mausoleo di Ruggiero II, primo Re di Sicilia Eretto dalla Pietà, Potenza e Magnanimità Inventrici - Orazione Funerale recitata nella cattedrale di Cefalù dal M.R.P. Fr. Onofrio di san Gasparo Carmelitano Scalzo nel corso del Quaresimale dell’Anno 1722. Celebrandosene l’Anniversario Reale à 27 febbraio Consagrata all’Illustrissimo Signore D. Ignazio Perlongo presidente del Real patrimonio del Conseglio Di S.C.C.M. (In Palermo Nella Regia Stamperia d’Antonino Epiro, 1722)”. Questo documento testimonia la celebrazione di un ‘anniversario reale’ a Cefalù il 27 febbraio, tuttavia, allo stato attuale delle ricerche, non è possibile ricostruire, con certezza, la stabilità di questa data. Non è da sottacere, infatti, che nei venerdì di quaresima, per le ceneri e nelle domeniche non era possibile celebrare la messa funebre. Altro documento che conferma, oltre un secolo dopo, la commemorazione dell’anniversario della morte del Re normanno è l’“Elogio del Normanno Ruggiero Primo Re di Sicilia consecrato a Monsignor D. Pietro Tasca Vescovo di Cefalù dal Canonico dott. D. Ignazio Salemi” ( Napoli R. Marotta E Vanspandochi) 1830. Il 1° marzo 1877 si tenne, all’interno della Basilica ruggeriana la “Commemorazione recitata dal P. Luigi Previti nel Duomo di Cefalù il dì 1 marzo del 1877” (Tipografia del Giornale di Sicilia). Questa orazione funebre, dedicata al vescovo Ruggero Blundo, farebbe protendere per l’usanza di commemorare a Cefalù la morte del Re normanno il 28 febbraio. Questa ipotesi potrebbe dedursi dal fatto che poiché il 28 febbraio di quell’anno fu un venerdì di quaresima, per gli effetti della regola canonica sopra accennata probabilmente non fu possibile celebrare in quella data la memoria di Ruggero optando per un rinvio al dì successivo. Cinque anni dopo, nel 1882 si tenne “Nei solenni funerali per l’anniversario di Ruggiero II Re di Sicilia - Orazione Funebre del Can. Francesco Fisichella recitata nel Duomo di Cefalù il 28 febbraro 1882” (Cefalù tipografia Salvatore Gussio 1882). Questa orazione, oltre che attestare la data del 28, in quell’anno un lunedì, contiene alcuni aspetti singolari: fu dedicata allora sindaco della città, Antonino Colotta, che ne aveva voluto fortemente la pubblicazione e attraverso uno spiccato uso ‘politico’ della storia, dipinge anacronisticamente Ruggero II come un re costituzionale. Eccone un interessante lacerto: “Ruggiero ha coscienza dei suoi diritti, ma ha pure coscienza dei suoi doveri. Il potere non è arbitrio né onnipotenza, esso è pel popolo e per la nazione, la cui sovranità vien delegata nel suo esercizio entro i confini del diritto, i cui canoni vengono formulati in un contratto solenne: La Costituzione o la Carta - Grande idea che sola riepiloga tutto un sistema di principii, che sono il limite del potere, il diritto del popolo, la sovranità della Nazione che manifestasi nel Parlamento. Ruggiero riconosce questo grande principio in un’era di barbarie, e lo concretizza. Il Parlamento siciliano rivelasi direi in embrione a Melfi nel 1129, in cui savie leggi vengono promulgate; nello stesso anno a Salerno ove l’idea del Regno si discute e si delibera e nel 1130 in Palermo l’istituzione è già completa per la triplice rappresentanza delle diverse classi sociali che la compongono. E se l’Inghilterra è gloriosa della sua costituzione che risale al 1215; la Sicilia più gloriosa può additare la sua del 1130, e se volete del 1140. Salve o carta, o sublime rivelazione del diritto, Salve O patria mia, desti tu all’Europa questo grande insegnamento; fosti tu la prima ad incarnare nella tua Costituzione il giure cristiano! E devesi a Ruggiero questo grande trionfo del diritto”. “L’Elogio Funebre di Ruggiero II re di Sicilia – letto negli annui funerali celebrati nella cattedrale di Cefalù il 1 marzo 1893” (un venerdì), dall’abate Carlo Raimondo can. della Cattedrale di Nicotera predicatore quaresimale in detta città e nello stesso anno. Cefalù – Tipografia Salv. Gussio, rimarca l’uso politico del personaggio di Ruggero II, la cui memoria storica viene politicamente distorta stavolta fino a farlo diventare un ‘campione’ dell’anti-socialismo. Si ricordi che il Partito socialista Italiano era stato fondato appena un anno prima. Ecco le parole del Canonico Raimondo: “Si chiudano perciò la bocca quei certi miserabili ingegni, i quali vanno dicendo: la religione impicciolisce le anime grandi, abbassa i genii, ed è nemica dell’eroismo. Il Re normanno Ruggiero basta a smentirli…O anima grande, o re Ruggiero, abbiamo tutti i fondamenti di credere che tu sei nel gaudio, e noi viviamo nelle pene, tu nel porto e noi agitati nel furore delle tempeste, tu tranquillo e beato, e noi miseri ed infelici in questo mondo che caccia il crocifisso per amare il pugnale, lacera il Vangelo per propugnare idee socialistiche e sovversive, dimentica la voce di Dio per ascoltarsi quella dei distruttori dei Troni e degli Altari”. Un impulso particolarmente forte pare avere avuto la ‘tradizione’ della commemorazione dell’anniversario della morte di Ruggero II in particolare negli anni dell’episcopato di mons. Giovanni Maria Proto (1844 – 1954), il quale fece realizzare un’urna contenente una corona e finto scettro, da esporsi in Cattedrale in occasione dell’annuale commemorazione ruggeriana. Negli Ordines Divini Officii della Diocesi è segnata la data del 27 febbraio negli anni: 1848 – 1851 – 1852 e 1855 (Sede Vacante). Nel 1915 è segnata il 27 ma il 28 era domenica (ricordiamo che nei venerdì di quaresima, per le ceneri e le domeniche non si poteva celebrare la messa funebre). In conclusione, almeno sin dal XVIII secolo è attestata l’usanza di commemorare solennemente nella Basilica Cattedrale di Cefalù l’anniversario della morte del Re Ruggero II, esaltandone la figura nella storia del Regno di Sicilia e accentuandone lo stretto legame con la ‘sua’ Cefalù’. Con buona probabilità la volontà di rimarcare la connotazione identitaria del re normanno per la città nella quale egli volle realizzare la Basilica che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto ospitare il Pantheon della dinastia indusse a scegliere una data che fosse altra rispetto a quella accettata dalla maggior parte delle fonti, ossia il 26 febbraio. Nei documenti che abbiamo fin qui esaminato c’è una oscillazione tra il 27 e il 28 febbraio, altre date, come il primo marzo, sembrano più essere legate alle fluttuazioni derivanti dal calendario Liturgico. Eppure non può escludersi che il 28 febbraio possa essere legata alla tradizione orale secondo la quale quello fu il giorno in cui gli abitanti di Cefalù appresero, con sgomento, la notizia della morte del gran Re. Questa tradizione potrebbe fornire una traccia per riesaminare la possibilità che la scomparsa del Re normanno possa essere avvenuta il 27 febbraio. Dagli Elogi funebri emerge un legame filiale tra la città di Cefalù la quale reca con sé gran vanto dall’essere stata così benvoluta da un sovrano tanto importante non solo in relazione alla sua epoca ma rispetto alla storia intera. Certamente la sua intelligenza politica e la sua illuminata visione della società furono strumentalizzate. Tanto da additarlo, come abbiamo visto, ora come un campione del Costituzionalismo, ora come un avversario del socialismo. Insomma un sovrano attuale in ogni tempo, un padre di cui i suoi figli cefaludesi serbano una memoria devota e riconoscente e un esempio che travalica la sua epoca permeando, non senza evidenti forzature, la contemporaneità di coloro che, da cefaludesi, nei secoli ne scrissero caricandolo di una attualità senza tempo.
29.02.2020