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DEPOSITATI GLI ELABORATI

Ecco il nuovo Prg di Cefalù, come sarà la città futura

L'iter si è concluso dopo 23 anni
Il nuovo piano regolatore di Cefalù è pronto. Dopo 23 anni l'iter di revisione dello strumento urbanistico si è concluso con il deposito degli atti e dei documenti da parte del progettista Giuseppe Trombino. Le carte sono state già trasmesse dall'amministrazione comunale al Genio civile per il parere che sarà emesso entro 60 giorni. Gli elaborati saranno quindi portati in consiglio comunale per l'adozione. Il Prg di Cefalù era stato elaborato nel 1964 da Giuseppe Samonà con il contributo di un gruppo di urbanisti e di studiosi riuniti da Carlo Doglio attorno alla sua filosofia di programmazione del territorio. Il piano era stato adottato dal consiglio comunale nel 1968 e infine approvato dalla Regione nel 1974. Nel 1997 il consiglio aveva elaborato nuove direttive per la revisione dello strumento urbanistico alla luce dei mutamenti sociali e territoriali e alla vocazione turistica di Cefalù. Il tema del piano regolatore era entrato nella campagna elettorale delle amministrative del 2017. Tutti erano concordi sulla necessità di spingere la revisione dello strumento urbanistico, in linea con le direttive del consiglio comunale ne 1997. La revisione doveva rielaborare e riadattare alle nuove esigenze di sviluppo della città il Piano Samonà del 1964. Quel piano era il frutto di un lavoro che mise insieme l’impegno, le competenze e lo studio di un manipolo di responsabili sognatori. Li guidava Carlo Doglio, straordinaria figura di intellettuale, sociologo, urbanista. Passò l’idea, che è poi diventato uno dei punti di forza della “scuola di Cefalù”, secondo cui non ci può essere architettura senza urbanistica. Il nuovo piano regolatore consegnato da Samonà (sindaco Giuseppe Giardina) si avvalse della collaborazione e dei contributi di vari intellettuali e professionisti come Antonio Bonafede, Roberto Calandra, Alberto Samonà, Carlo Doglio che in un libro edito dal Mulino (“Dal paesaggio al territorio”) dedicò un capitolo ai “Dialoghi di Cefalù”. Proprio a Cefalù trovava infatti riscontro la sua filosofia di programmazione del territorio. Negli anni della crescita turistica e di trasformazioni sociali quel gruppo di architetti e di intellettuali aveva pensato, ha spiegato il professor Marcello Panzarella in un evento al cinema Di Francesca, a un modello di programmazione del territorio e di progettazione di infrastrutture moderne. In linea con una visione che aveva davanti a sé, ha detto Panzarella, “un futuro aperto”. Il piano venne adottato quattro anni dopo e definitivamente approvato nel 1974. Si dovettero superare non pochi condizionamenti ambientali. Il passaggio successivo fu quello dell’elaborazione dei piani particolareggiati e in questa fase ebbe un ruolo importante la “mente programmatoria” – così l’ha definita Panzarella – di Rosario Ilardo. La riconoscibilità tra campagna e città diede senso alla scelta di sottrarre il centro storico allo scempio dei palazzoni e di programmare i servizi. Molti i protagonisti di una stagione, non ancora conclusa, nella quale si è pensato di costruire la Cefalù del futuro. Tanti nomi sono affiorati nella rassegna proposta da Panzarella: da Pasquale Culotta a Bibi Leone, da Vittorio Gregotti a Leonardo Urbani, a Nicola Giuliano Leone. Si aggiungono ai tanti altri “che hanno costruito, con sapienza e rigore, il disegno di questa Cefalù futura”. Nel 1997 il consiglio comunale emanò le direttive per la variante del Prg e Panzarella, che aveva seguito tutto l’iter della pianificazione, assunse l’incarico di “assessore tecnico” della giunta Vicari. Rimase in carica 19 mesi. Da quel momento l’iter di adozione della variante ha avuto un andamento turbolento. Il progettista si dimise, venne rimpiazzato da un commissario che conferì l’incarico di proseguire il lavoro a Panzarella e a Giuseppe Trombino. Gli elaborati furono consegnati nel febbraio 2006. Ma per due volte il consiglio comunale, con due diverse maggioranze, non è stato in grado di votare la variante generale. Alcuni consiglieri hanno invocato casi di incompatibilità e conflitti di interesse per motivare la scelta di non votare lo strumento urbanistico. Le condizioni del territorio sono intanto cambiate. E il futuro è già da tempo cominciato.
21.02.2020
Fausto Nicastro