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LO PIZZO SI DIMETTE DOPO DIECI ANNI

Nel Pd segnali inquieti, via il segretario di Gangi

Dopo dieci anni Giandomenico Lo Pizzo si dimette da segretario del circolo Pd di Gangi. Nella scelta di Lo Pizzo, da tre mesi assessore della giunta Migliazzo, c’è l’esigenza di dedicarsi al governo cittadino a cui riconosce “una connotazione civica che voglio salvaguardare”. Ma c’è anche il segno di un disaccordo rispetto all’ipotesi di un’apertura del partito ai Cinque stelle. Per questo Lo Pizzo dice chiaramente di non condividere quanto accade nel Pd nazionale. Pesa anche, e forse soprattutto, la decisione di commissariare il Pd siciliano con l’invio di un uomo di Zingaretti al posto di Davide Faraone, esponente del gruppo renziano: la stessa area in cui si riconosce Lo Pizzo. In questi dieci anni, rivendica l’assessore ex segretario, “abbiamo detto, come partito, la nostra a Gangi ma anche nel territorio madonita”. La svolta che ha portato prima alle dimissioni dell’ex vice sindaco Giuseppe Ferrarello e allo scioglimento del consiglio comunale e poi alla formazione della nuova giunta Migliazzo va riportata proprio alla linea seguita dal circolo del Pd a guida Lo Pizzo. E tutto questo magari è passato localmente attraverso un confronto interno spigoloso. Decisiva però sarebbe per Lo Pizzo l’evoluzione del confronto al Nazareno. “Assisto oggi – dice Lo Pizzo – a un Pd nazionale la cui direzione non mi convince. I principi e i valori su cui si è fondato si stanno perdendo per dare spazio solo alle burocrazie di partito e alle alleanze di dalemiana memoria (la vicenda del commissariamento del Pd siciliano è emblematica)”. “Sono convinto – aggiunge – che al riformismo italiano serviva una iniezione di innovazione con un maggiore coinvolgimento dei giovani e non un ritorno al passato. Così come i territori hanno bisogno di più coraggio e di meno campanilismo: vince solo chi ha idee e valori solidi e chi ha il coraggio di portarli sulle proprie spalle”. Il messaggio di Lo Pizzo apre un confronto che non si sa ancora dove può arrivare. La crisi non ha solo un carattere locale. E in massimo grado dipenderà, come viene detto, dal quadro nazionale. Il gruppo renziano ha aperto un fronte con la componente Franceschini, più disponibile al dialogo con i Cinque stelle, e potrebbe maturare la scelta di uscire dal Pd: prospettiva che induce Zingaretti a frenare per ora lo scontro assicurando che allo stato il rapporto con il M5s non è all’ordine del giorno. Sarà, ma dalla periferia arrivano segnali inquieti, come quello di Gangi, che tengono aperta la strada a una rottura. Lo stesso Faraone è stato chiaro: “Se la linea Franceschini andrà avanti sarà necessario pensare a un nuovo soggetto politico”.
28.07.2019