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L’INSEDIAMENTO DI MONSIGNOR MARCIANTE

Il nuovo vescovo a Cefalù: “Ho un sogno, tutti insieme”

“Vescovo e popolo, cominciamo insieme questo cammino” dice alla fine della sua prima omelia in cattedrale monsignor Giuseppe Marciante che si è insediato come vescovo di Cefalù. La cattedrale gremita, tanta gente comune, le autorità, gli amministratori, il sindaco Rosario Lapunzina che aveva rivolto a monsignore Marciante il benvenuto della città. A piazza Garibaldi l’accoglienza e l'atto simbolico di affidamento della città. "Ci aiuti - si appella il sindaco - a perseguire sempre il bene di questa terra, della gente che la abita e di coloro che vengono a visitarla da turisti. Nel perseguire questi obiettivi ci soccorrono i grandi princìpi di libertà, uguaglianza e fraternità; ci soccorre la collaborazione delle donne e degli uomini di buona volontà, ci soccorre l'impegno delle famiglie, dei tanti educatori: nella scuola, nelle parrocchie, nelle associazioni di volontariato; ci soccorre l'impegno dei rappresentanti delle istituzioni e dei servitori dello Stato". Poi tutti insieme a piedi verso piazza Duomo. Sotto lo sguardo del Pantocratore l’invocazione della “sublime scienza di Gesù Cristo”. E una preghiera che il nuovo vescovo ha preparato per l’inizio del suo cammini pastorale. “E ora guardami, dolce Pantocratore, / mostrami il tuo volto pieno di misericordia. / Guarda questo popolo prediletto / che tiene davanti ai propri occhi / le ferite delle tue mani e dei tuoi piedi”. Insistiti i richiami teologici e il riferimento agli apostoli a cui monsignor Marciante ha paragonato il ruolo dei vescovi: “In questa Cattedrale, munito del mandato di Pietro, mi presento oggi a voi – dice – come l’ultimo anello di una lunga catena di vescovi” che ha la sua origine nella scelta dei Dodici: “Ne scelse dodici e diede loro il nome di apostoli”. Il nuovo vescovo ha poi rivolto un pensiero alle sofferenze di Cristo come viatico verso l’amore. “Chiunque crede – aggiunge – che da queste ferite penetra la luce e la vita, rinasce a vita eterna, viene alla luce. Solo nell’amore si diventa luminosi. Chi perde la vita per amore, dona la vita”. Non è mancato un richiamo al suo nome, Giuseppe, legato a grandi sognatori. “Anch’io – sottolinea – ho un sogno. Il sogno di una chiesa sinodale” che fa camminare tutti insieme: vescovo, sacerdoti, diaconi, laici, consacrati. E tutti insieme si fanno comunità pronta ad ascoltare tutti, ad accogliere tutti, a dare “a tutti la possibilità di agire secondo le forze che hanno e i doni ricevuti”. Il cammino pastorale di monsignor Marciante a Cefalù era partito dal Santuario della Madonna di Gibilmanna, accolto dai frati e dal padre guardiano Salvatore Vacca. Il vescovo si era intrattenuto con i fedeli che affollavano la chiesa, ha dato una carezza a un gruppo di ragazzini, quindi è iniziata la seconda parte del programma. Marciante ha fatto tappa all’ospedale Giglio per dare un senso alla vicinanza verso chi soffre e verso chi ha bisogno di cure. “Benedico le vostre mani, cari medici e infermieri, perché toccando i malati voi toccate la carne di Cristo”. Con queste parole aveva voluto portare una carezza agli ammalati e al personale della Fondazione Giglio. “Curare un ammalato – aveva detto – significa lasciarsi ferire. Ossia la sofferenza dell’altro ci coinvolge in una compassione anche emotivamente. Gesù ha operato guarigioni condividendo il dolore”. Agli ammalati il presule ha voluto lanciare un invito all’esortazione: “È soprattutto nella malattia che rassomigliamo a Cristo, ma questo non deve portarci alla rassegnazione, anzi significa invocare da Lui la forza per combattere la malattia”. Ad accogliere all’arrivo il nuovo vescovo, fra gli altri, il presidente della Fondazione Giglio, Giovanni Albano, il sindaco Rosario Lapunzina e il cappellano dell’ospedale, mons. Sebastiano Scelsi, oltre a al personale sanitario e ai pazienti. “Siamo felici ed emozionati di averla qui. Il giorno della sua nomina – aveva detto il presidente Albano – ci ha invitato a dare una carezza ai nostri pazienti, un messaggio che ha colpito i nostri cuori”. Albano aveva sottolineato la centralità del paziente. “Dobbiamo incidere sui processi organizzativi per rendere più centrale la persona”, aveva detto. Il neo vescovo, prima di lasciare la struttura, aveva visitato i pazienti di tre reparti: oncologia, riabilitazione cardiologica e ostetricia e ginecologia.
14.04.2018
Fausto Nicastro