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Voti e promesse, Caputo e la sua macchina elettorale

L’inchiesta della Procura di Termini Imerese sta mettendo a fuoco una rete fitta di relazioni, incontri, promesse, scambi di voti con favori. Piccoli favori che riguardavano assunzioni in un supermarket o in un’impresa di pulizie, incarichi di lavoro, perfino un interessamento per il superamento dei test di ammissione alla facoltà di scienze infermieristiche. Al centro di questa ragnatela l’indagine colloca Salvino Caputo, l’uomo di Matteo Salvini che aveva messo in piedi una formidabile macchina del consenso. In due occasioni, sostiene la Procura: la campagna elettorale per il sindaco e le elezioni regionali. Alle regionali il candidato mascherato sarebbe stato il fratello Mario che però ha mancato l'elezione. Sul mercato c’erano pacchetti di voti: chi ne doveva portare 100, chi 200, chi “solo” 50. Servivano a sostenere un gruppo che, secondo quando si legge nell’ordinanza del gip Stefania Gallì, si muoveva con grande disinvoltura. Gli intermediari che si sono guadagnati ripetute citazioni nel provvedimento del magistrato sarebbero stati Agostino Rio e Benito Vercio. Ma vengono segnalati anche i movimenti e le attività di procacciamento del consenso dell’assessore Loredana Bellavia, dimissionaria appena è scattata l’operazione dei carabinieri. Ad arricchire il quadro delineato dall’indagine c’è pure il racconto fatto a “Repubblica” da Mario Faso. L’assessore Bellavia lo avrebbe avvicinato promettendo un interessamento per lui, la moglie, la figlia e il genero. “Era lei – riporta “Repubblica” – che faceva da tramite con Salvino Caputo, diceva che era una persona per bene, squisita, in gamba. Io non lo conoscevo prima”. L’inchiesta sta creando un caso politico per la Lega. Matteo Salvini sceglie la linea della prudenza. Esxlude un commissariamento del partito in Sicilia e vuole formarsi un’idea di quanto è accaduto attraverso la lettura delle carte. “Quello che ho letto finora – spiega – mi convince poco”.
06.04.2018