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DUE CONFERENZE SULL’ARRIVO DEGLI ALLEATI

Il terribile 1943, la memoria di Cefalù e Termini Imerese

Cefalù e Termini Imerese riaprono le pagine della memoria sul 1943 e in particolare su un evento storico molto sentito: l’arrivo delle truppe americane, il 23 luglio a Termini e il giorno dopo a Cefalù. Ne parlerà, con una precisa ricostruzione, il generale Mario Piraino, storico militare, in due conferenze organizzate per la ricorrenza. La prima si terrà il 23 luglio alle ore 18.00 al museo civico Baldassare Romano. Il 24 alle 18:30 il generale Piraino interverrà nell’aula consiliare del Comune di Cefalù. La conferenza sarà moderata da Giuseppe Sferruzza di SiciliAntica. Sono previsti anche gli interventi del sindaco Rosario Lapunzina, dell’assessore Francesca Mancinelli e di Sandro Varzi, che gestisce il prezioso archivio storico video-fotografico Varzi-Brunetti, arricchito da acquisizioni importanti sulla storia per immagini di Cefalù. In questo archivio sono finiti scatti importanti tra cui quello di Robert Capa che riprende un gruppo di soldati americani della 45^ divisione accampati in piazza Duomo davanti al distretto militare ora sede del Comune. Che cosa c’è di quei giorni nella memoria di Termini e di Cefalù? La prima rievocazione è quella seegnata dalla paura scatenata dai bombardamenti. E in questo Termini e Cefalù vissero due esperienze diverse. Particolarmente tragica quella di Termini. Nella notte tra il 12 e il 13 luglio subì un attacco devastante che provocò 36 vittime e danni enormi agli edifici pubblici e privati. “Gli obiettivi principali – ha ricordato Enzo Giunta in una testimonianza pubblicata dalla Voce – furono il porto, la ferrovia ed il centro storico. In particolare, alcune bombe caddero nell'area tra le vie Gregorio Ugdulena, Salita Valliggiani, Castro e Calabrò. Molti dei termitani, almeno quelli che disponevano di una campagna (propria o di parenti o di amici), erano già andati via e così le vittime furono in prevalenza gente del popolo”. “Il sacerdote Tommaso Giunta – aggiunge – raccontava di essere stato spettatore dell'avvenimento dalla casa di contrada S. Girolamo, da cui si ha una visione completa della città e del porto, e che gli scoppi e le fiamme, nella notte buia, avevano un loro fascino terribile e spettacolare. Da quell'osservatorio, capì, quasi con certezza, che la sua casa era stata colpita. Infatti, quando con il chiarore dell'alba poté recarsi in città, ebbe la conferma della distruzione di un'ala dell'abitazione, con gli arredi e le suppellettili. Sempre nella via Ugdulena, di fronte casa Giunta, aveva trovato la morte tale ‘donna Puridda’, che, essendo del tutto sorda e non percependo il suono delle sirene, si era sempre rifiutata di lasciare la sua casa”. Meno drammatiche le conseguenze dei bombardamenti che, sempre in quella notte tra il 12 e 13 luglio, ebbero come obiettivo Cefalù con un’incursione di aerei Hawker Typhoon della Raf. I caccia tentarono di colpire la stazione radio e il radar di avvistamento tedesco tipo Freya. Una bomba da 250 libbre (oltre 120 chili) cadde in prossimità del muro di una vicina casa abitata provocando, per fortuna, soltanto lievi danni. La zona interessata è tra l’attuale via del Giubileo Magno e la contrada Mangiaferro. I bombardamenti avevano l’obiettivo di premere sulle difese italiane e tedesche per preparare il terreno all’arrivo delle truppe. E miravano soprattutto a indebolire le strutture militari. A Cefalù c’erano un ospedale da campo da 50 letti, reparti della difesa costiera (136° Reggimento), mezzi della marina tedesca, il radar di avvistamento tedesco tipo Freya, la stazione radio italiana, il campo contumaciale (accoglieva soldati assegnati a misure sanitarie di contumacia), il deposito di medicinali (caserma Botta), il treno ospedale italiano (catturato il 23 luglio a Bagheria), il campo di prigionia Italo-tedesco, accampamenti della 45a divisione. Vi sarebbe stato poi creato il cimitero provvisorio americano. Fu attivato il 24 luglio e dismesso il 14 agosto 1943: vi furono sepolti 451 americani della 45^ divisione di fanteria e 425 tedeschi poi trasferiti a Caronia, in uno dei cimiteri temporanei realizzati in Sicilia. Lungo la linea tirrenica si combatterono varie battaglie, alcune anche violente, che provocarono un alto numero di vittime sia tra gli attaccanti che fra le truppe della difesa. Per ritardare o frenare l’avanzata degli Alleati, i tedeschi sabotavano strutture e strade e facevano saltare ponti. Lo scontro durò molto di più del tempo previsto dai vertici militari alleati: non 10-15 giorni ma addirittura 38.
22.07.2021