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Cefalù, dialoghi attorno a Sciascia e Consolo

Consolo e Sciascia: il rapporto umano, l’uso della lingua, la tensione civile e culturale che univa i due grandi scrittori siciliani. Li racconta il libro di Salvatore Picone “Di zolfo e di spada” che viene presentato domani 26 agosto alle 18 al Bastione di Cefalù. Con quello di Picone viene presentato anche il catalogo della mostra di fotografie di Angelo Pitrone, “Leonardo Sciascia. Quasi guardandosi allo specchio”, che resterà aperta al Bastione anche una mostra fino al 13 settembre. Con i due autori dialogherà Giuseppe Saja dopo gli interventi del sindaco Rosario Lapunzina e dell’assessore Vincenzo Garbo. Mentre Pitrone ancora giovane ha curato numerosi scatti dello scrittore, Salvatore Picone è un giornalista che si è formato nel giornale di Racalmuto “Malgrado tutto” nel quale hanno scritto Sciascia, Bufalino e Consolo. Nel trentennale della morte di Sciascia, Picone propone ora alcune interviste che Consolo, scomparso nel 2012, gli ha rilasciato. Il libro propone anche le prefazioni di Gaetano Savatteri (un altro dei giovani intellettuali di Racalmuto) e del critico Salvatore Ferlita. L’amicizia di Consolo con Sciascia è nata nel 1963 quando i due cominciarono a dialogare e a frequentarsi avendo come punto di riferimento il giornale L’Ora. “Io appartengo – dice Consolo – a una generazione successiva (a quella di Sciascia, Calvino, Moravia, Morante), in cui queste speranze di costruire una nuova società più armonica e più giusta erano cadute e quindi non avrei mai potuto adottare quella lingua limpida adottata dai miei predecessori, una lingua di facile comunicazione, referenziale. Per cui mi inquadrai subito nella linea della sperimentazione o della espressività o dell’espressionismo che però aveva la sua matrice più lontana, nella sperimentazione stilistica o linguistica di Giovanni Verga”. Ma la scrittura in fondo è solo lo strumento espressivo di una drammatica visione della Sicilia dalla quale Consolo si distaccò senza mai troncare le radici nel rapporto con una terra “sequestrata da un potere politico-mafioso”. Alla Sicilia lo scrittore è rimasto sempre così legato da avere raccolto qui le ispirazioni e le riflessioni dei suoi libri più noti. E si rammarica che una dopo l’altra (Pasolini, Sciascia, Moravia e poi lo stesso Consolo) siano venute a mancare nel Paese le più acute coscienze civili. “I nostri opinion leader, come si dice con termini americani, quelli che fanno opinioni oggi sono i divi televisivi, i cantanti, i comici”. La mostra propone invece 25 ritratti che Pitrone fece a Sciascia nel suo universo privato e in parte anche pubblico tra il 1985 e il 1989, anno della scomparsa. “Sono almeno quattro – scrive Ferlita – i Leonardo Sciascia che da questi scatti di Angelo Pitrone si affacciano (la breve fenomenologia che segue, sia chiaro, si basa su un’intuizione del grande Roland Barthes): quello che Sciascia credeva di essere; quello che avrebbe voluto si credesse egli fosse; quello che Pitrone credeva Sciascia fosse e quello di cui il fotografo si serviva per mostrare la sua arte”.
25.08.2020