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Addio Lucia Mezzasalma, una vita tra lotte e poesie

Se ne va un pezzo importante della storia della Sicilia democratica e una protagonista delle lotte sociali. È morta Lucia Mezzasalma, una donna che ha saputo coniugare l’impegno politico con gli interessi culturali. Fu anche fin da da ragazza un’apprezzata poetessa. Nelle sue composizioni i tratti profondi di una memoria intrecciata con i fatti salienti della storia siciliana. Lucia Mezzasalma, che era nata a Valledolmo e aveva compiuto 91 anni il 15 aprile, esprimeva ancora una grande vitalità. È stata testimone e protagonista delle lotte contadine per le terre nelle Madonie, è stata dirigente del Pci, sindacalista, figura importante dell’Udi (Unione donne italiane), amica di Pio La Torre e di Lina Colajanni. Veniva da una famiglia antifascista. E aveva diviso la sua forte passione civile e politica con il marito Lorenzo Mazzola nelle lotte contro le ingiustizie e per l’emancipazione delle donne. Esperienze che la figlia Maria Grazia Mazzola, inviata del Tg1 e volto noto della tv, ricorda così: “Sono nata in una famiglia antifascista in prima linea, i nostri amici di famiglia erano proprio Partigiani. Una famiglia che ha partecipato alla storia e ha pagato prezzi costosi. Mio nonno subì di tutto dai fascisti, lui segretamente iscritto al Partito Socialista, cospirava contro la dittatura con suo fratello Angelo e i tanti iscritti segreti. Mio nonno Giorgio mi teneva sulle sue ginocchia da bambina e mi affidava i suoi racconti più importanti”. E sempre Maria Grazia ha ricordato un episodio nel quale si ritrova lo slancio generoso della madre per la gente che soffre e ha bisogno di un sostegno. Eccolo. «Ero studentessa a Palermo. Un giorno arrivo a casa e trovo una ragazzina di 16 anni bianca in faccia come il marmo. Muta per l'umiliazione. Guardo mia mamma con lo sguardo di chi chiede: e questa chi è? Che ti inventi oggi, Mamma? Perché ogni giorno c'erano disoccupati da accogliere, riunioni di partito, donne picchiate dai mariti da accompagnare a denunciare. Mia madre quella mattina, sbrigativa mi risponde a voce: "Rimarrà con noi finché non partorirà. È rimasta incinta non sappiamo come e non importa. La sua famiglia per ora non la tiene. E non può andare per strada... Intesi?". Mia madre questo è. Non te lo chiedeva se tu fossi d'accordo. Né le importava il rischio della responsabilità della minore età. Era urgente. Non c'erano altre soluzioni e la ragazzina era traumatizzata. Forza! Sbrigarsi: mettete mano all'aratro e facciamo crescere questa speranza. La ragazzina perse la bimba dopo il parto ma fu aiutata a superare tutto perché fu amata e sostenuta. La ragazzina oggi è una gran donna che si è rifatta un'esistenza e una famiglia. Ma aveva rischiato il suicidio. Mamma non calcolò i rischi. Non prese le misure del gesto ma semplicemente pensò che il gesto fosse indispensabile e che altri non lo avrebbero compiuto. E basta. Come questo esempio altri diecimila. Perché ve lo racconto? Non per chiedere condoglianze ma semplicemente perché oggi più di ieri occorrono questi gesti e le politiche per i più deboli. Dice il Vangelo che il più grande peccato è non fare il bene di cui si è capaci. E mamma era una protestante comunista. Lucia Mezzasalma. Una donna-quercia che ha seminato e fatto crescere alberi».
08.08.2020