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IL BLITZ CONTRO IL CLAN DI SAN MAURO

Nelle Madonie la rivolta degli imprenditori alla mafia

Anche Francesco Lena ha detto no
“Qui nessuno ha collaborato e nessuno si è pentito. San Mauro come Corleone” proclamavano compiaciuti gli uomini del clan Farinella”. Pensavano di avere il pieno controllo del territorio ma si sbagliavano. Almeno quattro imprenditori si sono ribellati all’imposizione del pizzo. E tra quelli che hanno detto no c’è Francesco Lena (nella foto), un uomo che ne ha viste proprio tante. È stato perfino arrestato, gli hanno sequestrato i beni e l’azienda Abbazia Santa Anastasia che comprende anche un resort ma poi è stato assolto e gli è stato restituito l’intero patrimonio. Più che colluso era vittima. E un altro segnale è venuto dall’inchiesta sul ritorno in scena della mafia delle Madonie. La storia di Lena è passata attraverso una travagliata vicissitudine giudiziaria. Con l’accusa di essere un prestanome dei boss Bernardo Provenzano, Salvatore Lo Piccolo e Antonino Rotolo era stato arrestato nel 2008. Ma nel 2018 è stato definitivamente assolto. Anche la sezione misure di prevenzione alla fine ha avanzato forti dubbi e ha scritto che "non si capisce in cosa sia consistito lo scambio di favori" tra Lena e i boss. Con lui sono stati assolti altri due imprenditori, Vincenzo Rizzacasa e Salvatore Sbeglia, pure accusati di essere prestanomi di Cosa nostra. Quando l'azienda dell'imprenditore era stata presa di mira dalla mafia Lena ha reagito e avrebbe deciso di collaborare con gli investigatori. A spingerlo a denunciare le sue peripezie è stato un episodio che risale al 23 ottobre di due anni fa. Quella sera si presentarono al resort tre giovani. Erano su una Jeep Toyota. Uno dei tre, quello seduto sul sedile anteriore, scese e gli chiese se conoscesse il ragazzo seduto dietro. Non lo conosceva. Era Giuseppe Farinella, il figlio di Mico che si avvicinò all'imprenditore e gli chiese se conosceva suo padre. E aggiunse: "Hai preso impegni con lui?". Nessun impegno. A queel punto il giovane Farinella riprese il suo posto e agli amici assicurò: "Tutto a posto". La strana "visita" del gruppetto alimentò subito le preoccupazioni della moglie di Lena che, con una ricerca su Google, accertò subito chi fosse quel Giuseppe Farinella. Era il figlio del boss a cui negli anni Ottanta Lena aveva dovuto fare avere 30 milioni di lire: la "sensalia" per l'acquisto dell'Abbazia Santa Anastasia: una storia che viene riesumata dalla memoria come un metodo che la mafia di San Mauro non ha mai abbandonato. Ma che ha finito per suscitare la rivolta degli imprenditori decisi a sottrarsi al giogo della mafia. Le denunce - ha detto il comandante del gruppo carabinieri di Palermo, generale Antonio Guarino - sono un segnale importante: arrivano da operatori che si ribellano alla mafia e al suo tentativo di riprendere il dominio sul territorio".
30.06.2020
Fausto Nicastro