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Il Giglio area Covid Cordaro: “Ultima ipotesi”

L'assessore fa gli scongiuri in diretta
Tre quarti d’ora di diretta per dire, e assicurare, che l’area Covid all’ospedale di Cefalù è solo una “ipotesi remota”. Parola dell’assessore regionale Toto Cordaro che da qualche giorno sta cercando di mandare sul piano sanitario regionale messaggi tranquillizzanti. Ieri si è recato, con l’assessore regionale alla salute Ruggero Razza, al Giglio. Oggi ha tenuto una diretta Facebook. L’intenzione era quella di sgombrare tutte le ombre e le criticità di una soluzione che non convince né il sindaco Rosario Lapunzina né il consiglio comunale. Ma non si può dire che l’intervento di Cordaro abbia cambiato il quadro e che abbia portato nuove informazioni. Nulla di nuovo. Resta quindi confermato che l’ospedale si sta attrezzando – qualcuno nella diretta ha fatto sapere che sono in ballo 500 mila euro – nell’ipotesi “remota” che possa accogliere pazienti affetti dal Coronavirus. L’attivazione sarebbe legata a una terza fase dell’emergenza (20 aprile) quando si prevede che in Sicilia si avranno da 4500 a 7500 contagiati. “Ma io faccio gli scongiuri perché non si arrivi a tanto”, ha detto l’assessore facendo roteare le corna in diretta Facebook. Ma perché per questa “ipotesi remota” si è pensato al Giglio? Il sindaco prima e il consiglio comunale poi hanno fatto risolutamente rilevare che si tratta di una struttura monoblocco nella quale è difficile tenere separata l’area antivirus dagli altri reparti. Quindi c’è un alto rischio di contagio per i pazienti con altre patologie e per gli stessi operatori sanitari, medici e infermieri. La spiegazione di Cordaro non ha fugato tutti i dubbi. Lo stesso assessore ha dovuto rivelare di essere personalmente contrario agli ospedali “misti”. Ma la soluzione dell’ospedale totalmente Covid si è potuta mettere in pratica solo a Partinico e lì dove esistono (per esempio, al Civico) padiglioni separati. Quindi è stata imboccata la strada del nosocomio “misto”. E perché si è puntato sul Giglio e non su altri ospedali come quelli di Petralia Sottana e Termini Imerese? La risposta di Cordaro si è richiamata a presunte “ragioni tecniche” che sarebbero state rappresentate dalle autorità sanitarie. Petralia dunque è stata esclusa perché l’ospedale Madonna dell’Alto non ha un servizio di terapia intensiva e perché presenta problemi di collegamento. “Si rischierebbe di impegnare per ore un’ambulanza per trasportare un paziente”. E Termini Imerese non rientra nella rete anti Covid perché sarebbe stato necessario “smantellare” l’intero ospedale. Cordaro non è andato oltre l’enunciazione del problema e dell’ostacolo tecnico e operativo. E tutto questo per dire che la scelta del Giglio non è scaturita da una logica “politica”. In più si è incontrata con la disponibilità alla riconversione manifestata dal presidente della Fondazione, Giovanni Albano. Il quale, ha riferito l’assessore, avrebbe fatto elaborare un sistema di interventi sulla struttura in linea con le norme e con gli standard indicati dall’Istituto superiore della sanità. Dunque, il Giglio diventerà Covid hospital se e quando Cefalù diventerà zona rossa (ma non solo Cefalù). Bisogna fare le corna, seguendo l'esempio di Cordaro, perché questo non accada. In mattinata si era tenuto il consiglio di amministrazione della Fondazione Giglio, presieduto da Albano, con i consiglieri Domenico Porretta e Salvatore Curcio. Albano ha illustrato a grandi linee il piano per l’emergenza Coronavirus avallato dal direttore sanitario. Non c'è stato voto ma Curcio ha richiamato le criticità di cui si discute da alcuni giorni.
02.04.2020