Il Cristo Pantocratore di Cefalù è così bello perché lo esalta una tecnica unica e poco conosciuta. L’ha ricostruita al convegno su Ruggero II, promosso dal Comune, Maria Andaloro dell’università della Tuscia. L’artista che ha realizzato il volto di Cristo ha “addolcito” la materialità del mosaico con una pittura leggera e delicata.
In sostanza, ha spiegato Maria Andaloro, è stato disteso un lieve strato di pittura a sottolineare alcuni elementi della figura: le labbra, le dita, le unghie. Questa tecnica non si riscontra nel mosaico del Cristo del duomo di Monreale che Andaloro conosce e che ha trovato più severo nell’espressione del volto. È mancata la leggera velatura che ha conferito dolcezza al Cristo cefaludese. Questa è la differenza che segna la diversità delle due figure e che la professoressa Andaloro ha colto come elemento inedito e straordinario in occasione dei restauri dei mosaici del 2002.
A Cefalù non ci sono state pitture successive: è stato lo stesso mosaicista a pensare la passata di pittura per ampliare la gamma cromatica delle tessere del mosaico. Il Cristo conosciuto in tutto il mondo è così, secondo Andaloro, “frutto di un dialogo tra il mosaicista che ha costruito la trama e il pittore che ha ammorbidito il disegno”.