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Ph Armando Geraci

Fede e festa di popolo
a Cefalù per il Salvatore

Con il concerto del coro Laudate Dominum di Bagheria, l'esposizione della bandiera e un raduno di carri siciliani sono cominciati a Cefalù i festeggiamenti per il SS. Salvatore. Un equilibrio tra sacro e profano che viene da una lunga e sentita tradizione. Questa è la prima festa con il nuovo vescovo Giuseppe Marciante.
Nel contorno di appuntamenti di richiamo ci sono la ‘ntinna a mari, la processione e i giochi pirotecnici. E il agosto il ringraziamento a Gesù Salvatore, per lo scampato pericolo durante il terremoto del 5 febbraio 1783 con suono delle campane, sparo di mortaretti e giro della banda.
La festa in onore del "Sabbaturi" è una delle più antiche di Sicilia. Le prime tracce si trovano in un documento del 1159, altri riferimenti sono nell’atto di fondazione di una confraternita cefaludese e nell’elenco dei Giudei e dei Servi di cui si serviva la Chiesa di Cefalù nella festa del SS. Salvatore “pei forestieri ospiti nel suo Palazzo”.
La ricorrenza è legata alla costruzione della Cattedrale (1131), decisa da Ruggero II, primo Re di Sicilia, per sciogliere un voto fatto in mare durante una terribile tempesta. E in effetti Ruggero sbarcò sano e salvo a Cefalù, proprio il 6 agosto, giorno in cui la Chiesa festeggia la Trasfigurazione di Gesù.
La festa viene vissuta con grande partecipazione religiosa e l’immancabile contorno pagano. Si pensa prima di tutto ai pranzi e alla ricetta del piatto principe cefaludese: “a pasta a tajanu”. Piatto molto semplice composto da maccheroni conditi con ragù, carne, melanzane fritte e abbondante basilico. È un piatto tipico che, di tanto in tanto, si cerca di recuperare alla tradizione culinaria locale.
Poi c’è la festa religiosa e popolare insieme fatta di liturgie, processione, luminarie, fuochi d’artificio, gare, musiche e mercato. La grande croce, sulla Rocca, costruita a ricordo dell’Anno Santo del 1925, viene illuminata sfarzosamente.
Uno degli appuntamenti più attesi e più vissuti è certamente quello del pomeriggio del 6 agosto. Nello scenario della Marina, di fronte a decine di barche e a centinaia di spettatori vocianti e coinvolti, si tiene la ‘ntinna a mari. Un lungo palo viene sospeso sull’acqua dalla banchina del molo. Alla sua estremità è fissata una bandiera la cui conquista è resa ancor più difficile dall’uso di sego e sapone di cui la pertica è cosparsa.
La storia della ‘intinna è documentata nel 1729, e mantiene ancora la stessa vivacità e vitalità del passato, venendo a costituire non solo una delle più importanti tradizioni popolari marinare di Cefalù ma anche l’orgoglio dei cittadini che in essa si riconoscono.
Il suono delle campane e lo sparo di mortaretti ha rinnovato la memoria di un tragico terremoto, che colpì la Sicilia e la Calabria nel 1783: Cefalù tuttavia non venne toccata dal cataclisma. La solenne processione del 6 agosto fa seguito alle solenni celebrazioni in Cattedrale, alla liturgia lucernale, e alla celebrazione eucaristica.
Caratteristici sono i cortei che accompagnano le autorità civiche dal palazzo municipale al palazzo vescovile e in cattedrale. Secondo un’antica tradizione il sindaco, la giunta e le altre autorità sono precedute dal Mazziere e dai Paggi (Valletti) nei tre cortei corrispondenti alle celebrazioni religiose più importanti.
04.08.2018

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