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UN LIBRO SUI GIOIELLI DI UN MUSEO DIFFUSO

I tesori d’arte delle chiese
di Petralia Soprana

Le chiese di Petralia Soprana sono preziosi scrigni d’arte e testimonianza di una fede che ha trovato nell’arte un veicolo straordinario e suggestivo. È quanto si ricava dal libro “I tesori delle chiese di Petralia Soprana che sarà presentato domenica 30 aprile alle 16,30 presso la chiesa di S. Maria di Loreto di Petralia Soprana.
Interverranno don Salvatore Panzarella, direttore dell’ufficio di arte per la liturgia della Diocesi di Cefalù; lo storico dell’arte Vincenzo Abbate, già direttore della Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis a Palermo; Maria Concetta Di Natale, docente ordinario dell’Università di Palermo
Il volume, a cura di Salvatore Anselmo, è edito dalla casa editrice 500g. La pubblicazione, con saggio introduttivo di Maria Concetta Di Natale dal titolo “Argenti, ori e tessuti dal XV al XIX secolo”, ha la premessa del sindaco, Pietro Macaluso, e dell’assessore alla cultura, Rosario Lodico, i quali hanno sostenuto l’opera, e la presentazione dell’arciprete don Salvatore Mocciaro che, unitamente ai suoi predecessori, ha agevolato le varie fasi della ricerca.
Nel libro, come scrive Maria Concetta Di Natale in riferimento alla pioneristica mostra d’arte sacra delle Madonie allestita nel 1937 da Maria Accascina, “è possibile rivivere nelle opere delle chiese di un solo centro delle Madonie le caratteristiche più diverse dell’argenteria e oreficeria siciliana, con una ricca varietà di tipologie, stili e marchi che offrono uno spaccato significativo di quella pioneristica mostra”.
La pubblicazione, arricchita dalle immagini a colori del fotografo Vincenzo Anselmo, si apre con il saggio di Giovanni Travagliato dal titolo “Iugalia vetustissima. Argenti, avori e smalti nel Tesoro della Chiesa Madre (XIV-XV secolo)”, che tratte le opere in argento edite e inedite del Tre e del Quattrocento - alcune delle quali commissionate dai potenti Ventimiglia, come il calice della fine del XIV-inizi del XIV secolo ricondotto ad argentiere e smaltista siciliano toscaneggiante - tra cui la Croce da tavolo, già stauroteca, riferita ad argentiere siciliano e forse a maestranza iberica. Salvatore Anselmo nel saggio “Le suppellettili liturgiche dalla fine del Quattrocento agli anni Settanta-Ottanta del Settecento” analizza le numerose opere conservate in tutte le chiese di Petralia Soprana che vanno dal Rinascimento al Barocco, al Rococò, individuando talora i committenti, come l’Universitas, talaltra gli autori, come Didaco Russo, Pietro Cristadoro, Antonio Nicchi, Vincenzo Papadopoli, Antonio Maddalena, Vincenzo Russo e Francesco Russo, quest’ultimo artefice del noto e venerato reliquiario in argento dei santi Pietro e Paolo.
Le opere del periodo successivo sono indagate con rigore scientifico da Rosalia Francesca Margiotta nel saggio “Le suppellettili liturgiche dagli anni Ottanta del Settecento al primi decenni dell’Ottocento” dove individua, tra gli altri, anche l’autore del pregevole ostensorio della chiesa madre: si tratta del palermitano Salvatore Mercurio che lo ha eseguito nel 1801. Maurizio Vitella nel saggio “Il Patrimonio tessile” analizza, invece, i numerosi paramenti sacri, operati e ricamati, custoditi nel centro madonita, da quelli del XVI secolo, come la pregevole pianeta in velluto operato con ricami figurati che con un’attenta analisi riconduce a manifattura italiana e iberica della metà del Cinquecento, a quelli dei secoli seguenti.
Lo studioso, autore anche del “Repertorio dei paramenti sacri”, scrive infatti: “Ancora una volta, grazie al minuzioso censimento dei manufatti tessili conservati nelle sacrestie, si ha la possibilità di acquisire nuovi repertori che attestano le numerose soluzioni decorative applicate ai tessuti. E la collezione di paramenti sacri di Petralia Soprana offre una tale quantità di pregiate e originali stoffe che potrebbe essere oggetto di una valorizzazione permanente attraverso la realizzazione di una esposizione museale di cui si auspica l’allestimento”.
Il volume, completo di bibliografia, è arricchito anche dall’Appendice documentaria di Salvatore Anselmo dalla quale sono emersi nomi di argentieri, orafi, tessitori e ricamatori che hanno realizzato opere, alcune per fortuna ancora esistenti, oppure di architetti come il gangitano Gandolfo Felice Bongiorno che fece eseguire a Palermo l’ombrellino da viatico della chiesa madre. Le opere prese in esame, scrive don Salvatore Mocciaro, “sono la testimonianza di una fede e di una devozione che ha saputo trovare nell’arte un veicolo privilegiato attraverso cui potersi esprimere”. E aggiunge: “Gusto, qualità, ricercatezza non come qualcosa di fine a se stesso, quanto piuttosto come vero e proprio linguaggio simbolico-espressivo, consono alla dignità liturgica. Così si esprimeva il Concilio Vaticano II nella costituzione sulla Sacra Liturgia a proposito dell’arte sacra: «Esse (le belle arti), per loro natura, hanno relazione con l’infinita bellezza divina che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell’uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all’incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è stato loro assegnato se non quello di contribuire il più efficacemente possibile, con le loro opere, a indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio» (SC 122)”.
La pubblicazione, inoltre, scrive il curatore Anselmo nel saggio “Dagli studi d’arte decorativa ad un Museo Diffuso del territorio”, diventa quindi il “primo tassello utile e indispensabile per un auspicabile Museo Parrocchiale che potrebbe essere parte di un più grande Museo Diocesano o di un Museo Diffuso”.
Lo studio, come notano il sindaco e l’assessore, “è propedeutico alla realizzazione di eventuali interventi di recupero, riqualificazione, valorizzazione delle chiese, finalizzati alla loro conservazione e pubblica fruizione per mettere in campo un progetto” che possa dare alla luce un vero e proprio «Spazio d’Arte»”.
25.04.2017

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