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Legalità, 250 ragazzi madoniti
in corteo fino all'aula bunker

Oltre 250 ragazzi madoniti e i loro familiari sfileranno sabato 21 gennaio in corteo a Palermo fino all’aula bunker intestata a Falcone e Borsellino. L’iniziativa è della parrocchia di Petralia Sottana in collaborazione con le parrocchie e i comuni di Sclafani Bagni e Bompietro e la Fondazione Progetto Legalità. Il corteo è stato organizzato in preparazione della seconda “Settimana della legalità” per i bambini degli oratori delle Alte Madonie, che il prossimo mese di maggio porterà a Petralia Sottana una reliquia del beato padre Pino Puglisi, sotto l’egida della Diocesi di Cefalù.
I bambini e i ragazzi della comunità alloggio “Fondazione Regina Elena” di Cefalù si raduneranno davanti alla parrocchia “Maria Ss. di Monserrato” a piazza Croci a Palermo e, guidati dai rispettivi
sindaci e parroci, daranno vita al “corteo della memoria” che sfilerà fino all’aula bunker. Qui, dalle 10,30, i bambini e le loro famiglie si confronteranno con il presidente della Fondazione Progetto Legalità, Leonardo Agueci; il presidente della prima sezione della Corte d’Assise di Palermo, Vincenzo Terranova, nipote del giudice Cesare Terranova; l’autista di Rocco Chinnici, Giovanni Paparcuri, poi collaboratore di Falcone; il pm al maxiprocesso Giuseppe Ayala. Modererà Elvira Terranova, giornalista dell’Adnkronos.
Con questa iniziativa prosegue l’impegno a diffondere fra i giovani i valori della legalità, portato avanti dagli oratori parrocchiali delle Alte Madonie, su iniziativa della parrocchia “Maria Ss. Assunta” di Petralia Sottana guidata da don Giuseppe Murè.
L’iniziativa segue la prima “Settimana della legalità”, che lo scorso anno ha visto a Petralia Sottana l’esposizione dei resti della “Quarto Savona 15”, la Fiat Croma blindata su cui viaggiava la scorta di Giovanni Falcone, e la testimonianza di Tina Montinaro, vedova dell’agente Antonio Montinaro.
“Questa iniziativa – spiega Leonardo Agueci – vuole fare sì che la memoria non sia solo un riferimento storico a fatti che i giovani non hanno vissuto direttamente e nei quali, quindi, potrebbero non riconoscersi appieno, ma che sia, semmai, lo strumento attraverso il quale trasmettere ai giovani i valori della legalità da vivere tutti i giorni. Quindi non solo come racconto fine a se stesso, ma anche come ragione di impegno quotidiano da esprimere con fatti concreti. È per questo che i nostri eroi antimafia hanno lottato e sono morti”.
20.01.2023

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