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mercoledì, 24 aprile 2024 ore 19:04
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Il vescovo: massima tutela
e porte chiuse alle paure

È consapevole che la promiscuità dei reparti Covid e non Covid è un fattore di rischio. E per questo il vescovo di Cefalù, Giuseppe Marciante, chiede che siano apprestate tutte le misure di sicurezza per i pazienti e per il personale. Ma aggiunge anche un richiamo alla solidarietà e al “respiro dell’amore”. “Non spalancare le porte alle paure”, dice.
In una intervista a percorsinodali.it, diffusa dalla Curia, al vescovo viene chiesto di valutare la petizione lanciata in rete e le perplessità di chi teme che al Giglio si possano creare condizioni vocate alla contaminazione. “Certamente sono consapevole – è la risposta di Marciante – che la promiscuità della destinazione d’uso, associata a quella del personale sanitario, possono risultare altamente pericolose per la pubblica incolumità, per il personale sanitario, l’utenza e l’intero territorio. Alle autorità competenti viene fatta richiesta di scongiurare quella che potrebbe trasformarsi in una vera e propria tragedia, che potrebbe contribuire, in questo periodo di particolare emergenza, al collasso dell’intero sistema regionale sanitario”.
Le reazioni che si sono avute dopo l’annuncio che il Giglio era entrato nella rete dei presidi anti Covid, sia pure come ipotesi da collegare a un picco della pandemia, hanno indotto al vescovo di raccogliersi in preghiera per “unire la terra al Cielo” con “un corposo dialogo con Dio”.
“A Lui – dice Marciante – ho consegnato le tante, le forti paure dei nostri medici, infermieri, di tutto il personale sanitario del nostro ospedale di Cefalù. Paure per la propria vita messa a rischio e, ancora di più, quella dei familiari: mariti, mogli, figli, anziani genitori. Preoccupazione per i tanti ammalati che vi si trovano e che vi accederanno. Per tutti i nostri medici e infermieri, per tutto il personale nutro e dobbiamo nutrire un profondo rispetto, accompagnato da una sconfinata gratitudine per il servizio che prestano e presteranno. Poi ho pensato al Vangelo. La parola del Signore è quel seme che viene gettato sulla terra buona. La terra buona, a sua volta, è la storia… Ho pensato al nostro bisogno di volere essere Chiesa in uscita. Dobbiamo esserlo. Nei nostri ospedali, nel nostro ospedale di Cefalù, in quelli da campo a soccorrere, a cercare di far vivere, di attenuare le sofferenze di quanti la morte vorrebbe falciare”.
Ma è necessario tenere sempre di vista le misure di protezione, avverte ancora il vescovo. “Nella petizione diramata si parla di promiscuità di destinazione d’uso e anche del personale sanitario. È nostro dovere chiedere la presenza di aree separate, di corridoi e reparti privi di comuni entrate e uscite. Dobbiamo urlare a chi sta ai vertici del mondo della Sanità tutela e massima protezione per medici, infermieri, personali pulizie, ammalati, per ognuno di noi. Chiediamo per loro mascherine, tute, guanti, caschi; tutta quell’attrezzatura salvavita per quanti stanno ‘in frontiera’. Impegniamoci noi tutti senza se e senza ma a rispettare quelle regole che devono gestire la nostra quotidianità per bloccare questo nemico, questo Erode invisibile. Non parliamo di ‘ospedali chiusi’ o di ‘ospedali aperti’ ai reparti Covid-19. Sarebbe scegliere di odiare il nostro prossimo, sarebbe negare la fraternità, sarebbe solo uno spalancare le porte dell’anima alle paure. Al pessimismo. Non parliamo di sani o di malati. Sappiamo che ci sono anche i malati asintomatici. Parliamo di fratelli. Contrastiamo ogni nostra paura con l’amore. La paura può mandare in letargo la ragione. Il sonno della ragione genera mostri e non persone. Questa corsa alla vita non trovi chiusi i cancelli del nostro ospedale di Cefalù”.
“È l’ora – sottolinea ancora Marciante – in cui i nostri occhi devono guardare in faccia gli occhi di quanti ti chiedono di essere ‘intubati’ per vivere. Possiamo loro voltare le spalle, i nostri cuori e dire: Per te non c’è posto? Diamo voce alla Voce di Gesù: «Qualsiasi cosa avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatta a me». Strangoliamo le paure”.
04.04.2020

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