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LAPUNZINA LANCIA UN ALLARME

Il Giglio centro anti virus
Il sindaco: “Non è idoneo”

Le prime riserve, in forma contenute, le aveva espresse subito dopo l’annuncio che il Giglio era stato incluso dalla Regione nella rete dei Covid hospital. Ora il sindaco Rosario Lapunzina ricorre a toni più decisi e pone gravi interrogativi sull’adeguatezza delle misure previste per isolare l’area destinata all’emergenza da virus. Lo fa con una nota che, oltre al presidente della Fondazione, è indirizzata al ministro della salute e al capo della Protezione civile, al presidente della Regione Nello Musumeci e all’assessore alla salute Ruggero Razza. A tutti lancia un allarme: l’ospedale "non è idoneo per essere" individuato come centro anti virus
Lapunzina parte dal comunicato diramato il 24 marzo dal presidente della Fondazione, Giovanni Albano, con il quale veniva dato certo l’impiego dell’ospedale a fronte dell’emergenza Covid 19 e assicurava che il nosocomio manterrà comunque “… le sue attività, e tra queste le attività oncologiche, neurologiche con il centro sclerosi multipla, cardiologiche (il Giglio è hub nella rete dell’infarto), l’ostetricia, le prestazioni ambulatoriali in urgenza e non differibili e anche il centro prelievi”. Allo stesso tempo, osserva ancora il sindaco, Albano annunciava che “il reparto Covid avrà dei percorsi totalmente distinti e separati dagli altri per garantire la sicurezza di pazienti e del personale sanitario”.
Lapunzina apprezza il “grande sforzo organizzativo per mantenere aperte tutte le attività sanitarie, a oggi presenti nel nostro istituto, in modo da garantire continuità assistenziale, ma aggiunge: “Le confesso che avrei di gran lunga preferito, e ritengo sarebbe stato legittimo attendersi, che il nostro ospedale, anche in ragione della sua natura giuridica, rimanesse al di fuori dell’emergenza epidemiologica in atto. Una tale scelta, oltretutto, sarebbe stata in linea con quanto disposto dal Ministero della salute con la circolare del primo marzo ove, tra l’altro, si dispone che l’utilizzo delle strutture private accreditate dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da Covid-19”.
Il sindaco aggiunge che la città “pretende di avere piena garanzia, attraverso l’evidenza delle scelte progettuali e tecniche da porre in essere, che non vi può essere il sia pur minimo rischio di interferenza tra i reparti che proseguiranno la loro attività e quello destinato agli ammalati di Covid 19. Mi preoccupano non poco, e trovo piena condivisione da parte del personale sanitario che opera nel nosocomio, le indiscrezioni sull’utilizzo di parti della struttura, alcune situate al primo, altre al terzo piano; e non mi è chiaro, per la conoscenza che ho dell’immobile, come possano realizzarsi quei ‘percorsi totalmente distinti e separati dagli altri reparti’ che sono stati assicurati attraverso il comunicato”.
E ancora: “Per essere più esplicito, poiché l’ospedale di Cefalù non è costituito in padiglioni separati tra loro (come ad esempio il Policlinico di Palermo), ma è composto di un blocco unico con scale, ascensori e servizi in comune, non comprendo come possa essere assicurata la separazione dei piani primo e terzo (aree da destinare a pazienti Covid 19), dal secondo piano, nel quale sono presenti il reparto di emodinamica e il punto nascite, e il quarto piano, presso il quale ha sede il reparto di oncologia. Mi sembra, pertanto, del tutto irrealistico pensare di poter arrivare a una netta separazione tra aree Covid 19 e aree non Covid 19. La conseguenza che ne deriva è l’elevata pericolosità per l’intera comunità della scelta di allocare aree Covid 19 all’interno del nosocomio cefaludese”.
Lapunzina non si sente neppure rassicurato dalle notizie che provengono da altri nosocomi che stanno fronteggiando il picco e “dove si sono registrati casi di contagio tra i sanitari e anche tra i pazienti di altri reparti, tanto da essere diventati gli ospedali stessi i maggiori focolai di contagio”. “Una tale nefasta dinamica – scrive il sindaco – è ampiamente chiarita dalla letteratura scientifica, potendosi citare ad esempio il ‘New England Journal of Medicine’, la più prestigiosa e antica rivista medica al mondo, che, intervistando i medici dell’Ospedale di Bergamo direttamente impegnati nella lotta all’epidemia (https://catalyst.nejm.org/doi/full/10.1056/CAT.20.0080), conclude che la policy di aprire reparti Covid 19 all’interno di strutture ospedaliere non dedicate al trattamento del virus pandemico non fa né un favore alla comunità, né ai pazienti, né agli operatori”.
Creare singoli reparti Covid 19 all’interno di ospedali non Covid sarebbe dunque “il più grande errore che si possa fare” perché rende “praticamente impossibile compartimentare i servizi e, quindi, contenere la diffusione. Il reparto Covid 19 diventa la testa di ponte che infetta il resto del presidio”.
Per il sindaco, che cita ancora lo studio della rivista medica, quando l’ospedalizzazione non può essere evitata, “occorre concentrare i pazienti Covid in strutture dedicate”. Questo consente di “minimizzare l’esposizione degli operatori sanitari perché solo un gruppo ristretto di professionisti che può essere altamente formato entra in contatto ripetuto con il virus”. Inoltre consente di “razionalizzare l’uso di Dpi adeguati, che altrimenti sono dispersi in tanti utilizzatori diversi”. La speranza di confinare l’infezione in un reparto all’interno di ospedali non Covid per mesi sarebbe perciò “semplicemente irrealistica”. Come questo rischio possa essere “umanamente possibile evitarlo” in un ospedale come quello di Cefalù situato in unico plesso è un aspetto poco chiaro.
Per questo il sindaco chiede ad Albano di “vedere le carte”. “Pretendiamo – dice – di conoscere in anticipo come si intende realizzare l’assoluta separazione degli ambienti, dall’ingresso, alle scale agli ascensori, eccetera”.
A tutti gli altri – dal presidente Musumeci al ministro della salute – il sindaco chiede “un’ attenta valutazione, con piena assunzione di responsabilità, di quanto rappresentato, e di considerare che, per quelle che sono le situazioni strutturali e logistiche del Giglio, non pare per nulla idoneo al fine che si prospetta, conseguendone il rischio che lo stesso possa divenire focolaio di espansione della epidemia tra il personale sanitario, i degenti degli altri reparti e, in tal modo, tra l’intera popolazione insediata”.
28.03.2020

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